mercoledì 5 agosto 2015

Della libertà, delle donne e di altre facezie


Oggi girovagando su Fb mi sono imbattuta in due animatissime discussioni su temi differenti: infibulazione e vasectomia. Condite entrambe da elucubrazioni mentali sul concetto di libertà.

Nel primo caso si discuteva della libertà che ha un popolo di stabilire dei propri rituali, tradizioni, gesti, rispetto alla visione che dall'esterno se ne può avere. O meglio, se la condanna unanime che nel mondo occidentale si ha verso la pratica della infibulazione delle donne non sia anche questa una forma di violenza e di mancanza di rispetto verso altri popoli e altre culture, in cui sono spesso le donne a chiederla, come rito di iniziazione nel passaggio all'età adulta.
Io credo che esistano dei diritti umani, come il diritto all'integrità fisica, che non possano essere oggetto di discussioni "culturali", perché sono qualcosa che deve essere riconosciuto al genere umano indipendentemente da dove si nasce, dove si vive, a quale religione si pratica. Il diritto alla sessualità e al piacere non può non essere riconosciuto e tutelato, anche rispetto a quella donna che "sceglie" per mancanza di altre possibilità, e di altre conoscenze, quella orrenda pratica, la stessa che la madre gli propone, l'unica accettata nel suo gruppo sociale. Non riconoscere che questi sono condizionamenti culturali è essere poveri di strumenti di giudizio, e non riconoscere che si tratta di una mutilazione e che come tale è inaccettabile, è francamente inumano.
Da qui a trovare soluzioni definitive e immediate per eliminarla ne corre, ma non eravamo lì per prendere questo tipo di decisioni, stavamo solo chiacchierando del tema. L'osservazione ulteriore che mi sento di fare è che pochissimi uomini intervengono su questo tema, come se in fondo fosse qualcosa che non possano permettersi di mettere in discussione, su cui sia bene sospendere il giudizio, o forse addirittura qualcosa che non li riguardi. La seconda è che la stragrande maggioranza di donne si sente molto toccata nel profondo e si dichiara inorridita. 

Nel secondo caso si discuteva della vasectomia come pratica di contraccezione definitiva, e sulla possibilità di prenderla in considerazione per coppie che non vogliono avere figli o non vogliono averne altri. E' possibile proporla al proprio compagno, ci si chiedeva?
Anche qui la mia opinione è che SE la scelta della coppia è l'esclusione definitiva di (altri) figli, è nella coppia che si deve trovare la soluzione, MA in linea di principio non dovrebbero esserci differenze tra uomo e donna. Non è mia intenzione stabilire quale sia l'intervento migliore, perché sempre di intervento chirurgico si tratta, né quale sia la scelta meno faticosa dal punto di vista fisico ed emotivo, naturalmente. E' assolutamente ovvio che si tratta di scelta personale ancorché condivisa in coppia.
Il problema sta nel fatto che molte donne chiedono la chiusura delle tube, mentre non sembra esserci ricorso alla vasectomia, soprattutto in Italia. E i dati devono poterci dire qualcosa, no? Perché in Italia vi ricorre lo 0.01% mentre all'estero i dati sono di gran lunga superiori? 21% in Inghilterra, 22% in Canada, 19.5 % in Nuova Zelanda, 12.7% negli Stati Uniti. E' ovvio che si tratti di un fattore culturale. E su questo occorre ragionare.

Io credo che ancora oggi (e soprattutto nel nostro paese)  la contraccezione nelle coppie sia un problema di cui si fa carico prevalentemente la donna. Ancora oggi le donne preferirebbero farsi operare che chiedere al compagno di fare lui il passo definitivo. I maschi naturalmente sono ben contenti, perché è noto il riserbo che hanno al solo pensiero di farsi visitare, figuriamoci poi all'idea di non poter procreare, quasi che si sia meno "maschi" se non si procrea. Ma anche molte donne temono questo intervento, si ha paura che comprometta la funzionalità dell'organo, e quindi la futura intimità di coppia. E' difficile anche solo immaginare di correre questo rischio, anche quando una informazione corretta ci mostra che c'è meno rischio nella vasectomia che nella legatura delle tube. Non c'è niente da fare: è un fatto atavico e culturale insieme. Ed è un argomento difficile da trattare, soprattutto nel nostro paese, anche oggi nel 2015.

Le donne, sempre le donne, dice il manifesto sopra