martedì 14 giugno 2016

Quasi estate


Scrivo poco qui.
Se mi fermo a pensarci, mi accorgo che le stagioni si susseguono, affastellandosi una sull'altra, a volte indistinguibili da quelle che le hanno precedute, se non per un ammontare impreciso di ricordi, a volte nitidi, a volte terribilmente vaghi, difficili da collocare con precisione nel tempo. 
Ho sempre avuto un rapporto strano col tempo che passa. Il ticchettare delle lancette dell'orologio mi ha sempre affascinato, quel secondo che passa, scandito, e che mai più potrò recuperare, usare, fruttare, condire con sentimenti o parole. A volte mi pare fluire troppo veloce per me.
Il tempo qui invece si fissa, in fogli indelebili (o quasi) che registrano le parole, nero su bianco, come raramente succede nella vita. 
Forse è proprio questo che mi è sempre piaciuto della scrittura. La capacità di fissare un pensiero, un'idea, un sogno, un desiderio, una fantasia. Di fermarla in maniera definitiva, senza un passato e un futuro. Bloccata, come nulla è invece fermo nella vita.
Seguo linee curve, volute, fumo forse. Eppure oggi mi ritrovo in questa dimensione, più di sempre. Sento che è una nuova tappa evolutiva della mia vita, la avverto sulla pelle, e me ne sto a osservare ciò che arriva, assecondandolo. 
Ho passato una vita ad ostacolare, oppormi, bloccare. Sono stata rigida, corazzata, decisa, con pochi tentennamenti, pure quando ho sbagliato clamorosamente. Niente mezze misure. Oggi mi ritrovo diversa, lascio fluire. In attesa di comprendere meglio anche questo momento nuovo di me stessa, in attesa di trovare il punto in cui collocarmi. Ma con un sorriso, non ho fretta.

lunedì 2 maggio 2016

trent'anni fa era una giornata di sole


Trent'anni fa era una giornata di sole, calda, una di quelle belle giornate di primavera che qui possono diventare anche roventi, nelle ore centrali. Ma quella no. Era una giornata solare e calma, una giornata come tante altre, in Sicilia in primavera. Una come tante altre che ho vissuto in questi trent'anni, senza di te. 
Trent'anni sono una vita piena, è un lunghissimo periodo fatti di giorni, belli, brutti, allegri, solari, piovosi, arrabbiati, languidi, stancanti, esuberanti e anche noiosi. Mi sono volati tutti tra le dita, e quando penso che tutti insieme compongono trent'anni mi spavento. 
Che cosa è successo in questo lungo tempo? quanti fatti sono stati dovuti in maniera diretta o indiretta alla tua assenza? quanti momenti avrei potuto usare per raccontarti stati d'animo o pensieri o commenti su libri letti. Quante volte avrei potuto andare al cinema con te? 
Chissà dove sarei adesso, e come sarei, se tu non te ne fossi andata. A volte ci penso, non troppo spesso, perché so da me che sono domande inutili a cui non c'è risposta (e se ci fosse sarebbe meglio ignorarla).
Trent'anni, e non sono più la ragazzina di quella mattina, ho appena un anno in più di te a quel momento. Come sarebbe andarmene adesso? Non c'è un giorno che io non me lo chieda, soprattutto da qualche anno, da quando la mia età ha cominciato ad avvicinarsi alla tua di quel momento. Come sarà stato per te? Mi piace pensare che fossi serena, come sempre io ti ho visto (ma chissà se era così davvero, poi...). Ti ho ringraziato ogni giorno per questa capacità che hai avuto sempre, per l'immagine che hai costruito di te, giorno per giorno, in attesa di quel momento che sapevi inevitabile, e ne eri cosciente per via della malattia (ché tutti poi dovremmo saperlo che quel momento prima o dopo ci toccherà ma cerchiamo di pensarci poco e niente). 
Io no, io invece ci ho sempre pensato, e non è che mi faccia poi tanta paura, se non fosse per le persone che restano, ma non sono tanto brava, sai? Non sono come te. Sono collerica e incazzosa, io.
Ecco, mi piace pensare che  tu fossi serena e avessi fiducia (fede??) che noi comunque in qualche modo ce l'avremmo fatta. Ed è così, ce l'abbiamo fatta. In qualche modo, inciampando, qualche volta cadendo rovinosamente per poi rialzarci. Ce l'abbiamo fatta tutti, ciascuno a suo modo, come probabilmente ti aspettavi da noi. Ma non è forse così per tutti poi la vita? Anche senza passare per questa esperienza di lutto, non ci tocca sempre saltare ostacoli, fossi, rovi, lacerarci, curarci le ferite e ricominciare la corsa? non è così per tutti, poi?
Non lo so mamma. Non lo so. E' tutto così complicato a volte. Anche troppo, a volte.
Ma c'è di buono che poi, all'improvviso, mi colpisce un raggio di sole, quasi accecante, pure se è una giornata grigia e ventosa. E allora tutto pare riprendere la giusta dimensione, il respiro si fa più calmo, il magone sparisce, e il sorriso ritorna.
Grazie di esserci ancora.