martedì 14 giugno 2016

Quasi estate


Scrivo poco qui.
Se mi fermo a pensarci, mi accorgo che le stagioni si susseguono, affastellandosi una sull'altra, a volte indistinguibili da quelle che le hanno precedute, se non per un ammontare impreciso di ricordi, a volte nitidi, a volte terribilmente vaghi, difficili da collocare con precisione nel tempo. 
Ho sempre avuto un rapporto strano col tempo che passa. Il ticchettare delle lancette dell'orologio mi ha sempre affascinato, quel secondo che passa, scandito, e che mai più potrò recuperare, usare, fruttare, condire con sentimenti o parole. A volte mi pare fluire troppo veloce per me.
Il tempo qui invece si fissa, in fogli indelebili (o quasi) che registrano le parole, nero su bianco, come raramente succede nella vita. 
Forse è proprio questo che mi è sempre piaciuto della scrittura. La capacità di fissare un pensiero, un'idea, un sogno, un desiderio, una fantasia. Di fermarla in maniera definitiva, senza un passato e un futuro. Bloccata, come nulla è invece fermo nella vita.
Seguo linee curve, volute, fumo forse. Eppure oggi mi ritrovo in questa dimensione, più di sempre. Sento che è una nuova tappa evolutiva della mia vita, la avverto sulla pelle, e me ne sto a osservare ciò che arriva, assecondandolo. 
Ho passato una vita ad ostacolare, oppormi, bloccare. Sono stata rigida, corazzata, decisa, con pochi tentennamenti, pure quando ho sbagliato clamorosamente. Niente mezze misure. Oggi mi ritrovo diversa, lascio fluire. In attesa di comprendere meglio anche questo momento nuovo di me stessa, in attesa di trovare il punto in cui collocarmi. Ma con un sorriso, non ho fretta.

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